In italiano: Cristo, il Principio del creato – VII parte

Cristo, il Principio del creato – VII parte

P. Maximilian M. Dean, FI

Cristo “creato all’inizio… fin dal principio, dagli inizi della terra” (Prov 8,22-23)

Salomone scrisse: “Il Signore Mi ha creato, il principio[1] della Sua attività, prima di ogni Sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra… quando Egli fissava i cieli, Io ero lì… quando disponeva le fondamenta della terra, allora Io ero con Lui come architetto ed ero la Sua delizia ogni giorno, Mi rallegravo davanti a Lui in ogni istante; Mi ricreavo sul globo terrestre, ponendo le Mie delizie fra i figli dell’uomo…” (cfr. Prov 8,22-9,6).

I Santi Padri – compresi Agostino e Cirillo – sono unanimi nell’interpretare questo splendido brano come riferimento a Cristo[2]. Citiamo tre altri Dottori della Chiesa come conferma sicura:

– Sant’Ambrogio: “Non meravigliarti se prima dei secoli si dice che [il Verbo] fu fondato, dove leggi che fu predestinato prima del tempo. Che questa espressione, ‘Il Signore Mi ha creato’, si riferisca all’Incarnazione, risulta evidente nei seguenti…[3]”.

– San Girolamo: “E siccome… nei Proverbi di Salomone si parla della Sapienza come il principio creato delle vie di Dio… proclamiamo liberamente che non ci sia pericolo nell’affermare la Sapienza come creata…; le parole ‘Il Signore Mi ha creato…’ si riferiscono al mistero dell’Incarnazione, non alla natura di Dio[4]”.

– Sant’Anselmo: “ ‘Ab initio ante saecula creata sum’. Dall’inizio del mondo e prima dei secoli la Sapienza fu creata nell’essere stata predestinata secondo la Sua umanità[5]”.

Ciò stabilito, la Sapienza di Dio, che è il Dio-Uomo Gesù Cristo[6], fu “costituita, fin dal principio” quando Dio Creatore scelse, nel Suo amore, di comunicare Se stesso ad extra, cioè quando il Suo amore scelse di creare l’universo con l’Incarnazione come cuore e capolavoro[7].

Gesù, Verbo Incarnato, fu presente, fu “lì”, al centro del decreto divino quando Dio onnipotente “fissava i cieli”.

Il Verbo fatto carne fu “con Lui come architetto” poiché tutto fu creato in Cristo, per mezzo di Cristo e in vista di Cristo. Gesù, quindi, anche se è venuto “ultimamente” (Eb 1:2; cfr. 1 Pt 1,20) secondo l’esecuzione del decreto divino, fu lì nell’intenzione divina come Disegno e Modello di tutta la creazione.

Ed ecco, quando Dio creò, aveva Gesù – il Principio del creato – che si rallegrava davanti al Suo sguardo divino. Quando mise in moto il Suo piano e disse quelle parole creatrici, “Sia fatto…”, Cristo si rallegrava, per così dire, in ogni istante, in ciascuno dei sei giorni della creazione. Tutto l’universo, infatti, fu creato per Lui per nessun merito Suo, ma solamente per la generosità pura e semplice del Creatore che liberamente scelse e predestinò l’umanità sacra di Cristo alla massima gloria via l’ipostatica unione. Gesù “ricreava”, dunque, “sul globo terrestre, ponendo” le Sue “delizie fra i figli dell’uomo…”, rallegrandosi di essere scelto come Emanuele, Figlio della Vergine Maria, “il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8,19) per glorificare perfettamente Iddio sulla terra (cfr. Gv 17,4).

Da questo si vede facilmente che non c’è nessun problema nell’interpretare i primi versetti di Giovanni in questo senso: che il Verbo sia Cristo, cioè il Verbo Incarnato che è la Sapienza creata dei Proverbi.

Continua…


[1] Dal greco: “Il Signore Mi ha creato, il principio (εχτισε με)”.

[2] Cfr. P. Chrysostomus Urrutibéhéty, Christus Alpha et Omega, Lille R. Giard (1910), cap. V, pp.81-105; cfr. anche P. Ruggero Rosini, op. cit., pp.111-115, 129.

[3] Sant’Ambrogio, De Fide, L.I, c.15 (PL 16, 550).

[4] San Girolamo, In Epist. ad Eph., L.I, c.II (PL 26, 471).

[5] Sant’Anselmo, Homiliae et Exhort., Hom. I (PL 158, 587).

[6] Spesso si fanno obiezioni all’uso della letteratura sapienziale per sostenere che Cristo era il Principio (cfr. nota 38) e che è stato predestinato in modo assoluto sin dall’inizio (cfr. Scoto, Ordinatio, III, d.7, q.3; Opus Parisiense, III, d.7, q.4; Lectura Completa, III, d.7, q.3; Reportatio Barcinonensis, II, d.7, q.3). Ma il dire che Cristo è quella sapienza creata che stava davanti a Dio nel creare il mondo non esclude il riferimento alla sapienza divina in sé. Anzi chi segue la Cristologia del Dottore Sottile (cfr. Scoto, Ordinatio III, d.2, q.2) non ha bisogno di dire “o sapienza creata o sapienza divina”, ma per virtù dell’unione ipostatica può dire e sapienza creata e sapienza divina, tutte e due, nell’unione della Persona. In questo modo non c’è pericolo di cadere nell’errore di Arius che sbagliò insegnando che Cristo fu perfetto Figlio in quanto creatura, ma sempre e solo come pura creatura e non Dio. Altrettanto di evita l’errore di Nestorio che insegnò che Cristo fu perfetta come persona umana perfettamente unita alla Persona divina, per cui in Cristo ci furono due persone e non due nature unite in una sola Persona. No, il Verbo incarnato era presso Dio come sapienza creata, ma era altrettanto Dio stesso come sapienza divina – Cristo, vero Dio e vero Uomo, in Principio presso Dio.

[7] Cfr. S. Francesco del Sales, Trattato dell’Amore di Dio, II, IV.

In italiano: Cristo, il Principio del creato – VI parte

Cristo, il Principio del creato – VI parte

P. Maximilian M. Dean, FI

“Tu in principio, Domine, terram fundasti” (Eb 1,10)

Nell’Epistola agli Ebrei, San Paolo parla con parole splendide di Cristo, di Colui che è venuto “ultimamente, in questi giorni” e che ha “compiuto la purificazione dei peccati”. Lui, il Verbo fatto carne, “è irradiazione della… gloria” di Dio “e impronta della Sua Sostanza e sostiene tutto con la potenza della Sua parola” (1,1-3). L’Apostolo racconta che Dio Gli ha detto tante stupende cose (cfr. v.5), fra le quali c’è questa parola molto pertinente all’argomento attuale: “Tu in principio, Signore, hai fondato la terra” (v.10; Salmo 101,26). Ecco che Dio stesso dice a Cristo: “Tu in principio”.

La Scrittura, quindi, ripetutamente usa le parole in principio in riferimento a Cristo e al creato. Dal momento che Dio, nel Suo amore libero, volle creare, volle il Cristo. La Sua intenzione primaria nel creare era l’Incarnazione. Cristo è il Principio, il primo istante dell’universo creato[1]. E quando Dio metteva il Suo disegno in moto, lo faceva sempre “in vista di Lui” come il Principio di tutto il creato.

Conviene spiegare qui che si potrebbe chiamare Cristo “il Principio” della creazione in due sensi: l’inizio temporale (prima di Lui non c’era il tempo) e la causa o sorgente d’origine (“Senza di Lui niente è stato fatto” Gv 1,3).

Il Principio in senso d’inizio:

– Il primo istante del creato inizia quando Dio volle creare. E allora Cristo fu sempre la prima creatura voluta da Dio, “generato prima di ogni creatura” e “prima di tutte le cose… il principio” (Col 1,15-18); fu sempre il primo predestinato “già prima della fondazione del mondo” (1 Pt 1,20) e in cui ha predestinato tutti gli eletti (Cfr. Ef 1,3ss.). Come vedremo, Cristo dice: “Il Signore Mi ha creato all’inizio della Sua attività, prima di ogni Sua opera, fin d’allora. Dall’eternità sono stata costituita, fin dal principio, dagli inizi della terra…” (Prov 8,22-23; cfr. Sir 1,4). Prima di Cristo non ci fu tempo, non ci furono successioni di momenti, ma c’era soltanto Dio eterno. Ma quando Dio creò, Cristo era nella Sua mente come principio.

Il Principio in senso di causa o sorgente[2]:

– Causa esemplare perché tutto è stato creato “in vista di Lui” come Modello sublime di tutto il creato, Creatura perfetta in quanto unita sostanzialmente alla Divinità nella seconda Persona della Santissima Trinità che assunse la carne.

– Causa efficiente perché, per volere di Dio, tutte le creature sono state create per mezzo di Lui (cfr. Eb 1,2; Gv 1,3; Col 1,15.17) e, come dice l’Evangelista, “senza di Lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1,3).

– Causa finale perché noi esistiamo per Cristo – e non Lui per noi – come dice l’Apostolo: “Tutto è vostro! Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3,23); e nella medesima Epistola: “per noi c’è […] un solo Signore Gesù Cristo, in virtù del quale esistono tutte le cose e noi esistiamo per Lui” (1 Cor 8,6). Anche se Dio solo è la nostra causa finale, il fine per cui esistiamo, non possiamo ottenere questo fine se non tramite la mediazione del Dio-Uomo che è, di conseguenza, nostro causa finale secondaria, ma necessaria per decreto divino: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio Lo voglia rivelare” (Mt 11,27) perché uno solo è “Mediatore fra Dio e gli uomini, l’Uomo Cristo Gesù” (1 Tm 2,5). Di più, Gesù ci insegna: Io solo sono “la via… Nessuno viene al Padre se non per mezzo di Me” (Gv 14,6).

Comunque, il decreto dell’Incarnazione e della mediazione di Cristo fu immutabile fin dall’inizio. Quindi, il cielo e la terra passeranno. Cristo invece rimarrà “lo stesso” (Eb 1,12). “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre!” (Eb 13,8). Ieri, poiché è vero Dio e vero Uomo nel piano creatore di Dio in principio, già prima della fondazione del mondo e della predestinazione degli eletti in Lui. Oggi, poiché è venuto ultimamente nella pienezza dei tempi, in questi giorni, “oggi”, nel grembo verginale di Maria Santissima come compimento e rivelazione del mistero di Dio nascosto nei secoli, ma adesso svelatoci in Cristo. Sempre, poiché è il Sacerdote in eterno che incessantemente intercede “al cospetto di Dio in nostro favore” (Eb 9,24) e sta sempre con la Sua Chiesa “tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20).

Continua…


[1] Scoto ripetutamente parla di priorità (senza successione di tempo) in Dio, e dopo Dio medesimo il primo voluto ad extra fu Cristo: “Deus est ordinatissime volens: ergo sic vult. Primo ergo vult se; et post se immediate, quantum ad extrinseca, est anima Christi; ergo primum post velle intrinseca, voluit gloriam istam Christo; ergo ante quodcumque meritum at ante quodcumque demeritum praevidit Christum sibi esse uniendum in unitate suppositi” (Opus Parisiense, L. III, d. 7, q. 4).

[2] Cfr. P. Ruggero Rosini, op. cit., Cap. IV “Creati in Cristo” pp. 108-149; in inglese si potrebbero vedere P. Maximilian Dean, op. cit., pp. 79-82; P. Dominic Unger, OFM Cap., Franciscan Christology: Absolute and Universal Primacy of Christ, in FS vol.22 (N.S. 2) no.4 (1942) 441-453; e P. Meilach, The Primacy of Christ in Doctrine and Life, (Franciscan Herald Press, Chicago, 1964) 49-53.

In italiano: Cristo, il Principio del creato – V parte

Cristo, il Principio del creato – V parte

P. Maximilian M. Dean, FI

Il Verbo Incarnato “ab initio” (1 Gv 1,1-3)

Un’altro brano utile per la nostra questione, tanto brillante quanto breve, viene dalla prima Epistola di San Giovanni. Nel suo “prologo” dell’Epistola, si potrebbe dire, c’è una conferma chiara e forte. Ecco le sue parole:

“Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna, che era presso il Padre e si è resa visibile a noi), quello che abbiamo veduto e udito, noi Lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi”

(1 Gv 1,1-3).

Notate bene il messaggio. L’Evangelista parla del “Verbo della vita”, che era “fin da principio” e era “presso il Padre”, facendo un parallelo stretto con il Prologo del suo Vangelo. Ma qui è più che mai evidente che il Verbo di cui si parla, quel Verbo che è fin da principio e presso il Padre, è Incarnato! È stato “udito” con degli orecchi, “veduto” con degli occhi, “toccato” con delle mani. Non sta, ovviamente, parlando del Verbo in Sé, in quanto Dio prescindendo dall’Incarnazione. No, ci parla schiettamente del Verbo fatto “visibile”, il Verbo Incarnato, cioè Gesù Cristo. Dunque, se Giovanni può parlare qui di Cristo, il Figlio dell’uomo, come il Verbo “fin da principio” e “presso il Padre”, significa che questa deve essere la vera interpretazione del Prologo del suo Vangelo dove si parla, appunto, del Verbo che era in principio presso Dio.

continua…

In italiano: Cristo, il Principio del creato – IV parte

Cristo, il Principio del creato – IV parte

P. Maximilian M. Dean, FI

“In principio: id quod et loquor vobis!”

(Gv 8,25)[1]

L’Evangelista racconta che Gesù, dopo aver perdonato la donna sorpresa in adulterio, dette testimonianza di Se stesso. Arrivò a dire loro: “se infatti non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati”, (Gv 8,24). A ciò i farisei vollero controbattere chiedendo: “Tu chi sei?”. Rispose loro: [Io sono…] “in principio, che vi sta parlando!” (Gv 8,25). Per l’orecchio moderno questa risposta potrebbe sembrare un po’ strana. “Io Sono… in principio”. Ma così si legge sia in latino (ego sum… in principio) che in greco (tèn archèn) e purtroppo le traduzioni moderne la tradiscono interamente[2]. La Sua risposta è una profonda e misteriosa rivelazione di Sé che non ha uguale.

Agostino nel commentarla dice: “Rispondevano… ‘Tu chi sei?’ Dicendo infatti: ‘Se non credete che Io Sono, non hai aggiunto chi sei. Devi dirci chi sei, se vuoi che crediamo… ‘Io Sono’, dice, ‘il Principio che anche parlo con voi’. Credete che Io sono il Principio, se non volete morire nei vostri peccati”[3]. E il Serafico Dottore afferma: “Prima di tutto Egli è Creatore, per cui Gesù chiama Se stesso: il Principio, ossia Io sono il Principio creante; da Lui tutte le cose hanno ricevuto l’essere, come si è detto nel primo capitolo: ‘In principio era il Verbo’, cui segue: ‘Ogni cosa è stata fatta per Lui’.[4]

Ecco, allora, che Gesù stesso sostenne d’essere il Principio creante e ci consegnò la chiave per capire il senso più autentico e profondo del Prologo: Io, il Verbo fatto carne che parlo con voi, sono il Principio in cui tutto è stato creato.

Agostino infatti afferma: “Il mondo fu creato prima dell’uomo, e quindi l’uomo fa parte del mondo. Ma Cristo era prima e il mondo è venuto dopo. Cristo era prima del mondo, ma prima di Cristo non c’era niente, perché ‘in principio era il Verbo’; e ‘tutte le cose sono state create per mezzo di Lui’ (Gv 1,1.3)”[5].

Per gli ebrei, Gesù stava pretendendo un grande atto di fede perché non parlava loro soltanto astrattamente in modo metafisico, piuttosto collegò Se stesso in concreto con le prime parole delle loro Scritture che iniziano: “In principio Dio creò”. Che Gesù si riferisse al primo passo della Genesi si può ben confermare da altri passi del Vangelo quando, ad esempio, disse: “Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che Mi rendono testimonianza… Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a Me; perché di Me egli ha scritto” (Gv 5,39.46). E sulla via di Emmaus San Luca ci racconta: “E cominciando da Mosè e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a Lui” (Lc 24,27).

Le parole di Cristo narrateci nel Salmo 39 meritano la nostra riflessione. Il Messia dice: “In capite libri scriptum est di me”, ossia “nel capo del libro è scritto di Me” (v.8). Il “capo del libro” vuol dire l’inizio del Pentateuco dove si legge “In principio Dio creò”. E così, secondo il Salmo e l’interpretazione di ciò nella Scrittura stessa[6], Cristo disse che le prime righe della Genesi parlavano proprio di Lui[7].

Continua…

 


[1] Cfr. P. Ruggero Rosini, op. cit., pp. 112-117.

[2] L’unica eccezione che ho trovato io è l’antica traduzione inglese del Duay-Rheims : Jesus said to them, “The beginning: who also speak to you”.

[3] Agostino, op. cit., 38, n.11 (p.646-647); cfr. anche De civitate Dei, XI, n.32 (PL 41, 345).

[4] Bonaventura, op. cit., I, VIII, n.35 (p.401).

[5] Agostino, op. cit., 38, n.4 (p.639).

[6] Che queste sono le parole di Cristo non c’è dubbio perché viene confermato dallo Spirito Santo stesso nella Lettera agli Ebrei 10,5-10.

[7] Cfr. Jerome (pseudo), Brevarium in Psalmos, 39 (PL 26, 1002): Caput libri V. T. tale sumit exordium ‘In principio fecit…’ (Gn 1,1), id est in Christo Domino”.

In italiano: Cristo, il Principio del creato – III parte

Cristo, il Principio del creato – III parte

P. Maximilian M. Dean, FI

Cristo come il principio:
una premessa dottrinale

Prima di esporre che Cristo è il Principio, conviene stabilire alcune cose per non errare dalla vera dottrina.

Soprattutto, anche se si potrebbe non essere d’accordo sulla prima interpretazione sopra riportata riguardante il Padre come il Principio, si accetta tutta la dottrina presentata dai nostri Dottori Cirillo, Agostino e Bonaventura nei loro commenti al Giovanni, cioè che il Verbo in Sé è eterno, increato e divino, che è nel Padre per virtù della stessa natura divina ed è altrettanto distinto dal Padre nella Sua Persona.

Inoltre, nel dire che Cristo è il Principio non si intende in assoluto che il Verbo in Sé fu creato. Neanche vuol dire che il Verbo abbia avuto la natura umana prima dell’Incarnazione o addirittura prima della creazione del mondo. No, si intende che Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – ha voluto l’Incarnazione del Figlio per primo, ossia ha predestinato l’umanità sacra di Cristo all’unione ipostatica “prima della creazione del mondo” (Ef 1,4) e come “generato prima di ogni creatura” e “prima di tutte le cose” (Col 1,15.17) nella Sua intenzione di creare. Il Cristo fu inteso nel disegno divino come il “Principio della creazione di Dio” (Apoc 3,14) e poi Dio ha voluto e creato tutto il resto in Cristo, per mezzo di Cristo e in vista di Cristo. Dopo il Principio, cioè dopo aver voluto l’Incarnazione del Verbo nel grembo della Vergine Maria, si inizia l’esecuzione del disegno di Dio nel creare il mondo e, alla fin fine, la piena realizzazione del Suo disegno creatore, ossia il ricapitolare tutto in Cristo.

Per meglio capire la distinzione fra l’intenzione e l’esecuzione del progetto creatore di Dio[1], un insegnamento caro al Sottile[2], esaminiamo l’insegnamento illuminante di Agostino che distingue la realizzazione di un progetto (esecuzione) dall’idea da realizzare (intenzione): “Se, ad esempio, devi costruire un edificio, devi realizzare qualcosa di grande, prima ne concepisci l’idea nella tua mente. L’idea è già nata quando avrai costruito e ultimato l’edificio, se non quando avrai realizzato e portato a compimento la tua opera. Essi ammirano il tuo progetto e aspettano la costruzione mirabile; restano ammirati di fronte a ciò che vedono e amano ciò che ancora non vedono: chi può, infatti, vedere l’idea? Se dunque di fronte ad una grandiosa realizzazione viene fatto di lodare l’idea di un uomo, vuoi misurare la grandezza dell’idea di Dio che è il Signore Gesù Cristo, cioè il Verbo di Dio?”[3] Anche se Agostino non arriva a dire che l’idea del Verbo Incarnato era in principio presso Dio, il suo pensiero ci dà la possibilità di distinguere l’idea di Dio nel creare il mondo dalla sua realizzazione. È un principio di filosofia che risale a Aristotele: “Che è prima nell’intenzione e poi nell’esecuzione”[4]. Ma il progetto è lo stesso sia nell’intenzione che nell’esecuzione.

Vuol dire che Cristo, quale capolavoro di Dio Creatore[5], esisteva prima nella mente di Dio come idea, come intenzione, e poi nel tempo si è realizzato quando il Verbo si fece carne; prima ci fu la predestinazione di Cristo alla gloria, poi la creazione di tutto in vista di Lui e per mezzo di Lui[6].

Potrebbe essere un’occasione di confusione pensare che Cristo, “il principio”, viene non soltanto dopo il principio temporale della creazione, ma verso la fine. Ma è proprio così. Spiega San Pietro: “Egli fu predestinato già prima della fondazione del mondo, ma si è manifestato negli ultimi tempi per voi” (1 Pt 1,20). Prima della Sua manifestazione fu sempre presente nella mente di Dio come idea, sapienza creata, intenzione, primo predestinato, primogenito, primo voluto. P. Ruggero Rosini scrive a proposito: “Per noi è difficile capire come un’azione futura possa influire su un’azione presente. Per Dio simile difficoltà non esiste: a Lui tutto è presente. Non Gli fu, infatti, difficile preservare Maria dal peccato originale in previsione dei futuri meriti della morte di Cristo. Dobbiamo, allora, credere che altrettanto non Gli fu difficile creare ‘tutto per mezzo di Cristo’ sin dall’inizio dei tempi. [7]

Per meglio facilitare la comprensione di ciò (e per non smarrire la strada nel labirinto di pensieri profondissimi che ora verranno esposti), si richiede di tenere in mente il seguente diagramma come una mappa.

Continua…


[1] Cfr. P. Maximilian M. Dean, A Primer on the Absolute Primacy of Christ, (Academy of the Immaculate, New Bedford 2006) pp.27-29; 56-57; 91-94.

[2] Scoto, quando scriveva su questo argomento dell’Incarnazione non occasionata dal peccato, parlava del “ordinate volens” dove s’inizia con l’imperfetto nell’intenzione e si finisce con il perfetto nella esecuzione. Cfr. Ordinatio, III, d.7, q.3; Opus Parisiense, Lib III, d.7, q.4.

[3] Agostino, Commento al Vangelo di Giovanni, I, n.9 (Città Nuova Editrice, Roma 2005, p.84-85).

[4] Aristotele, Metaphysica, VI, t.7, c.23.

[5] Cfr. Scoto, Opus Parisiense, L. III, d. 7, q. 4, dove si chiama il Cristo (Verbo Incarnato) il “summum opus Dei” che non può essere “occasionatum” dal peccato, ma che fu decretato e predestinato per la massima gloria di Dio già prima di qualsiasi considerazione della redenzione dell’uomo dal peccato.

[6] Ibid.

[7] Rosini, op. cit. p.130

In italiano: Cristo, il Principio del creato – II parte

Cristo, il Principio del creato – II parte

P. Maximilian M. Dean, FI

In principio Dio creò

Non è per caso che Giovanni vuole iniziare il suo Vangelo con le stesse parole che danno inizio a tutta la Sacra Scrittura. Infatti “sul rotolo del Libro” (Salmo 39,8) è scritto: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gn 1,1), e così “l’alfa” di tutta la rivelazione divina è proprio questo in principio. Ma Giovanni, essendo l’ultimo scrittore della Bibbia, dà “l’omega” alla rivelazione, cioè “in principio era il Verbo…” (Gv 1,1). “L’alfa e l’omega”, dunque, di tutta la rivelazione di Dio non è altro che in principio Dio creò e in principio era il Verbo. Mentre tutti riconoscono subito il riferimento espresso di Giovanni alla Genesi, non tutti poi interpretano in principio dei due brani nello stesso modo.

Abbiamo visto come Cirillo, Agostino e Bonaventura nei loro commenti al Prologo interpretarono l’in principio di Giovanni come nel Padre, per dire che il Verbo era eternamente ed essenzialmente nel Padre che è il principio per antonomasia. Però, quando leggiamo la prima riga della Genesi risulta evidente che in principio non può riferire al Padre. Difatti, il dire “nel Padre Dio creò il cielo e la terra” non ha nessun senso. Perciò deve essere altrettanto per il Prologo di Giovanni, altrimenti si rompe il vincolo stretto e esplicito inteso dall’Evangelista fra il suo Vangelo e la creazione dell’universo.

Il legame è espresso in tutti i modi perché non soltanto inizia con le stesse parole, e non soltanto parla di “luce” e “tenebre”, ma anche elenca sette giorni. Il primo giorno c’è il Verbo che si fece carne (1,1-14) e la testimonianza di Giovanni Battista (1,6-8.15.19ff). Poi, sottilmente, l’Evangelista dice “il giorno dopo” (1,29), “il giorno dopo” (1,35), “il giorno dopo” (1,43), e poi “tre giorni dopo” (2,1) per arrivare al settimo giorno con le nozze di Cana.

Parliamo, quindi, di una nuova creazione, d’acqua cambiata in vino per così dire, dove quello che conta è “l’essere nuova creatura” (Ga 6,15) e Gesù proclama: “Ecco, Io faccio nuove tutte le cose” (Apoc 21,5). Per noi la Sua venuta è una nuova creazione; invece per Dio è la piena realizzazione del Suo disegno originale da Creatore che volle, e vuole ancora, che tutto si ricapitoli in Cristo (cf. Col 1,18.20). Per noi, per così dire, è l’acqua cambiata in vino; mentre per Dio è il compimento del Suo piano già previsto prima dei secoli: aveva sempre voluto “il vino buono”, ma l’aveva conservato “fino ad ora”.

Dobbiamo stabilire che dalla prima riga della Genesi in poi l’espressione “in principio” nella Sacra Scrittura si riferisce alla creazione. Ne segue che “in principio era il Verbo” non intende il fatto che il Verbo eterno era nel Padre, ma ben altro, cioè che il Verbo Incarnato era il principio in cui tutte le cose furono create.

E comunque, non potrebbe essere altrimenti, perché la parola principio, legata al contesto e al significato della Genesi – “In principio Dio creò” – parla non soltanto di una sorgente d’origine, ma anche d’un inizio temporale. Né il Padre eterno, né il Verbo eterno, né lo Spirito eterno, ossia l’eterno Dio Trino ed Uno, nessuno di Loro può avere un inizio, un principio come il creato. Ogni Persona divina, come Dio, è senza inizio, senza principio per definizione e, come vedremo, la Chiesa non si stanca mai di confessare e insegnare che Dio per natura – sia il Padre, sia il Figlio, sia il Santo Spirito – è prima di ogni secolo, prima e fuori del tempo, ossia eterno. La creazione, invece, ha un inizio ben preciso: “In principio Dio creò”.

Fissiamo lo sguardo sull’insegnamento solenne della Chiesa su questo punto per comprendere meglio che in principio non può riferirsi alla Divinità in Sé – né a Dio Padre né al Verbo in Sé. Dato che prima della creazione non ci fu tempo, ma solo l’eterno Dio, è chiaro che Lui è “prima di ogni creatura”[1]. Perciò i Simboli, Concili e Papi della Chiesa, quando parlano di Dio Trino ed Uno – sia della Divinità in Sé che delle Tre Persone divine (e del Figlio in modo particolare) – mai parlano di un principio[2]. Anzi ripetono quasi ad infinitum che Dio è senza principio e prima di ogni secolo. Ecco alcuni esempi fra tanti che parlano in particolare della Divinità del Figlio, ma si riferiscono pure al Padre e allo Spirito:

– Il Papa S. Leone Magno nel 449 spiega che la natura divina di Cristo viene “dal Padre prima di ogni principio[3], per dire che quando parliamo del Verbo in Sé, come Dio, non è in principio, ma prima di qualsiasi principio.

– Il Papa Anastasio II nel 497 afferma che l’unigenito Figlio, “nato dal Padre secondo la Divinità”, è “prima di ogni secolo, senza principio[4]. Non in principio, dunque, ma senza principio.

– Il Papa S. Ormisda nel 521: “Il Figlio era prima del tempo[5]. Così il Verbo in Sé, come Dio, è prima del tempo, prima del principio, prima di ogni secolo; mentre il Verbo fatto carne è nel tempo, in principio, in questi giorni pur rimanendo Dio eterno. Vuol dire che se Giovanni avesse voluto parlare del Verbo in Sé nel Prologo e non del Verbo umanato, avrebbe dovuto scrivere: Prima dei secoli era il Verbo. Invece scrisse: “In principio era il Verbo”. Approfondiremo questo nelle prossime pagine.

– Il Concilio di Costantinopoli nel 553 dichiara nel suo Canone 2: “Se qualcuno non confessa che il Dio-Verbo aveva due nascite, l’una cioè incorporale, fuori del tempo, prima dei secoli dal Padre, l’altra veramente negli ultimi giorni di Colui che discese dal cielo e fu incarnato dalla santa, gloriosa e sempre Vergine Maria, Madre di Dio, nato da essa, questi sia anatema”[6]. La Chiesa non parla mai della Divinità di Cristo in termini di tempo, mentre la Sua umanità sacra viene sempre descritta nel tempo.

– Il Concilio di Toledo VI nel 638 esprime che il Figlio viene dal Padre “al di fuori del tempo, prima di ogni creatura, senza inizio, nato e non creato”[7]. È chiaro, quindi, che nel parlare della Divinità e delle Persone divine, la Chiesa non parla di tempo o d’un inizio perché Dio è eterno.

San Cirillo dice schiettamente: “Parlando dell’Unigenito non è possibile, d’altronde, pensare a un principio nel tempo. Giacché è prima di ogni tempo, ed esiste prima dei secoli… Ma poiché il Figlio è più antico dei secoli, non potrà essere stato generato nel tempo, ma Egli era sempre nel Padre come da una sorgente…”[8]. Difatti nella Genesi, così pure nel Vangelo di Giovanni, in principio indica l’inizio del tempo, l’inizio della creazione, e Dio – Padre, Figlio e Spirito Santo – è ben fuori del tempo, increato, senza inizio e senza fine, eterno.

In principio, dunque, non può essere applicato al Figlio in Se stesso come Dio, come pure al Padre e allo Spirito Santo, se non solo per via d’accomodazione, ossia usando il termine principio come un modo di dire (i.e. il Padre è il “principio” della Trinità, ossia la sorgente eterna da cui il Figlio procede eternamente, ma si deve sempre aggiungere che è il principio senza principio[9] e alla fin fine abbiamo un’accomodazione molto limitata e che non si sincronizza, come vedremo, con il resto della Sacra Scrittura).

Però, in Cristo, il Verbo fatto carne, c’è una natura creata unita a quella divina nella Persona del Verbo e il Cristo ha il Suo inizio nella “pienezza del tempo” (Ga 4,4). Ed ecco la chiave per capire che cosa vuol dire “in principio Dio creò” e “in principio era il Verbo”. In tutti e due i brani, come vedremo con tanta chiarezza, stiamo parlando del Verbo Incarnato, principio della creazione[10].

Sì, si può applicare l’espressione in principio a Dio senza accomodazione solamente in quanto “Figlio dell’uomo”, in quanto incarnato, e ciò vale soltanto per Cristo perché né il Padre né lo Spirito assunsero la carne dalla Vergine, ma unicamente il Figlio. Perciò, quando l’Evangelista dice: “In principio era il Verbo”, bisogna capire che sta parlando del Verbo umanato: Cristo era il Principio.

Inoltre, non si può applicare l’espressione in principio al Verbo eterno senza riferimento all’Incarnazione perché, come dice san Cirillo del Verbo eterno: “Il Figlio, infatti, è prima dei secoli, ed Egli stesso è Creatore dei secoli; né può, in alcun modo, essere limitato dal tempo Colui che ha la generazione più antica del tempo”[11].

Inoltre, occorre esaminare la funzione del verbo essere nella frase “in principio era il Verbo”. La funzione potrebbe essere compresa in due modi. Primo, come predicato aggettivo, dove in principio viene applicato al Verbo in senso dell’inizio della creazione. Vale a dire che quando Dio creò l’universo aveva davanti il decreto dell’Incarnazione, vedeva Gesù, e allora il principio del creato e dunque del tempo era il Verbo Incarnato: senza di Lui infatti niente fu creato e il tempo non aveva suo inizio. Secondo, come predicato nominativo dove essere vuol dire essere uguale a. In questo caso il Verbo Incarnato era il principio creante in cui tutto fu fatto, non soltanto in senso temporale, ma come sorgente d’origine, come causa. Insomma, prendendo cenno da tutte e due le funzioni, si può ben dire che Cristo fu sia l’inizio temporale, sia la sorgente d’origine della creazione.

Di più, con questa interpretazione il Prologo diventa più consistente: Dio si riferisce alla Divinità (non qualche volta alla Divinità, qualche volta al Padre); il Verbo si riferisce sempre a Gesù Cristo quale Figlio di Dio e Figlio di Maria (non qualche volta al Verbo increato nel Padre senza riferimento all’Incarnazione, qualche volta al Verbo fatto carne).

Continua…



[1] Il Figlio, con il Padre e lo Spirito, è ante omnem creaturam (cfr. Denz. 490, ecc.).

[2] Ante saecula, ante omnia saecula (cfr. Denz. 76, 301, 357, 617, ecc.), ante tempora (Denz. 368), sine tempore (Denz. 422), intemporaliter (cfr. Denz. 490, 617, ecc.).

[3] Ex Patre ante omne principium (Denz. 297).

[4]Ante omnia quidem saecula sine principio (Denz. 357; cfr. 76, ecc.).

[5] Qui ante tempora erat Filius (Denz. 368).

[6] Ante saecula, sine tempore (Denz. 422). Basta vedere il Concili di Chalcedon e Costantinopoli I per capire che l’insegnamento che il Verbo in Sé come ante saecula è dogma solennemente proclamato (Denz. 150 e 503-504).

[7] Intemporaliter ante omnem creaturam sine initio (Denz. 490; cfr. 617).

[8] Cirillo, op. cit. I, I (p.38).

[9] Cfr. ibid. I, 1 (p.40) e Agostino, Contra Maximin., II, c.17, n.4; PL 42, 784.

[10] Cfr. P. Ruggero Rosini, Il Cristo nella Bibbia, nei Santi Padri, nel Vaticano II, pp. 109-119, dove si tratta di Cristo come il Principio.

[11] Ibid. I, III (p.58).

In italiano: Cristo, il Principio del creato – I parte

Benvenuto! Pace e bene nel Cuore Immacolato di Maria!

Oggi, festa del nostro Beato Giovanni Duns Scoto, vorrei iniziare di pubblicare posti dove dimostro che il Prologo di S. Giovanni conferma la dottrina del primato assoluto di Cristo. Il testo viene da uno studio mio che è stato pubblicato in Quaderni di Studi Scotisti. Il testo originale è in italiano e per chi vuole il brano tutto intero basterebbe ordinare il Quadernodi 2010 da Casa Mariana Editrice.

Cristo, il Principio del creato

P. Maximilian M. Dean, FI

Lo scopo di questo piccolo studio è di dimostrare che il vero senso del Prologo di San Giovanni, secondo la Sacra Scrittura e la Tradizione, è questo: Cristo, il Verbo fatto carne, il Dio-Uomo, è il Principio in cui Dio creò tutto.

Dallo stabilire che Gesù Cristo fu “il Principio della creazione di Dio” (Apoc 3,14), che tutte le cose furono create per mezzo Suo (cfr. Gv 1,3; Eb 1,2-3; Col 1,16), segue che l’insegnamento del Beato Giovanni Duns Scoto sul primato assoluto di Cristo non è soltanto “probabile”, secondo l’espressione di San Tommaso d’Aquino , ma è dottrina rivelata. Il Principio della creazione divina non può mai essere “occasionato ” da qualsiasi creatura o esigenza di essa, poiché se si ammettesse che Cristo, il summum opus Dei , fu “occasionato”, Egli cesserebbe di essere il Principio della creazione di Dio e si ridurrebbe piuttosto al rimedio della creazione di Dio; cesserebbe di essere il Primogenito di tutte le creature e diventerebbe piuttosto il “dopogenito”, ossia il ripensamento divino dopo la considerazione del peccato di Adamo. E questo, come ci insegna il Sottile, è “assurdo ”.

Approfondiamo, allora, questa affermazione: Cristo è il Principio.

“In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era in principio presso Dio”
(Gv 1,1-2)

Così inizia il Vangelo di Giovanni. E così viene fuori subito una discussione molto interessante: in questi primi due versetti Giovanni sta scrivendo sulla Divinità in Sé, ossia l’Essenza divina e le Persone divine, senza riferimento all’Incarnazione? Oppure ci parla del Verbo Incarnato con le Sue due nature divina e umana e questi presso la Divinità?

La Divinità in Sé: il Padre come principio, il Verbo nel Padre

L’interpretazione preferita è, senza dubbio, che Giovanni ci parla della Divinità in Sé dando particolare rilievo al Verbo eterno in Sé, senza riferimento all’Incarnazione. San Bonaventura conferma che “questo libro tratta del Verbo Incarnato, di cui considera la duplice natura, umana e divina. Si divide in due parti: nella prima si parla del Verbo in Se stesso; nella seconda in quanto unito alla carne” . Per Bonaventura, come pure per San Cirillo da Alessandria e Sant’Agostino, questi primi versetti non hanno nessun riferimento all’Incarnazione di per sé. Parlano esclusivamente dell’Essenza divina e delle Persone divine, specialmente della seconda Persona quale Figlio eterno presso il Padre.

In mezzo a tante eresie riguardanti la Trinità e il Cristo, Cirillo e Agostino si riferivano a queste parole del Prologo per affrontare le dottrine erronee degli eretici sulla Divinità del Verbo. Per tutti e tre, quindi, in principio è un riferimento al Padre e all’eterna processione del Verbo-Figlio da Esso.

Bonaventura afferma: “Qui il principio per antonomasia è il Padre, per cui il senso è: In principio, cioè nel Padre, è il Figlio, non separato per essenza dal Padre” . E Agostino: “C’è il principio che non ha principio, ed è il Padre; c’è il principio che deriva dal principio, ed è il Figlio” . E pure Cirillo: “Dio Padre è il principio, e il Verbo era in Esso naturalmente” . Perciò il dire che “in principio era il Verbo” vuol dire che il Verbo eterno sta essenzialmente in quel “Principio eterno senza principio” , ossia nel Padre.

Tutta la spiegazione di questi Dottori è splendida, senza dubbio, e la dottrina che segue nei loro commenti al Vangelo con parole chiare è irrefutabile perché è la Fede cattolica, apostolica e romana. I santi martiri di ogni epoca e luogo hanno dato la vita per questa Fede e anche noi la vogliamo professare fino alla tomba. Ma, senza negare neanche uno iota o un segno della loro dottrina purissima, c’è una difficoltà con l’interpretazione imposta su questi versetti dell’Evangelista, che risulta evidente infatti dall’insegnamento degli stessi Dottori. Perciò ci soffermiamo adesso sui primi versetti del Vangelo, in particolare sulle parole In principio.

Continua…

The term “absolute primacy of Christ”

Someone recently asked me about the origins of the expression “absolute primacy of Christ” which is not found in the writings of Bl. John Duns Scotus himself. The terms were developed by his disciples, by what is called the “Franciscan school”. I asked Fr. Peter M. Fehlner, F.I. – my professor in dogmatic theology – about the origins of the term and here is his response:

Ave Maria

Dear Fr. Maximilian,

The use of the phrase “absolute primacy” to describe the distinctive features of the Scotistic thesis on the primary motive of the Incarnation is a very ancient one in the Franciscan school. I know of no study, however, devoted to the history of the term in general or within the Franciscan school of theology, or whether it is even possible to determine who used the term first, although use in English of absolute seems to have begun toward the end of the middle ages, viz., precisely when scotism was one of the predominant schools of Catholic theology.

What I suggest by way of reply is a brief discussion of the meaning of absolute and primacy and then “absolute primacy of Christ”. You can find this in any good unabridged dictionary of English (e.g., Oxford Dictinary). Absolute as used in many areas of learning, including theological study of the Godhead and of the divine perfections, means totally independent, unrestricted, unconditional, free of dependence on or relation to (literally: released from in Latin). Conjoined with the word primacy (firstness in Latin, as Bonaventure speaks of the absolute personal firstness of the Father in regarding the other divine Persons and of the essential firstness of all three persons, viz., not related to creation, although creation is related to, dependent on the Creator, even rational creatures) in the case of the motive of the Incarnation means not ordered to some other created reality as to an end, but an end in itself and the end of all other creatures, creation itself and redemption. Thus absolute primacy of Christ sums up the thesis of Scotus neatly: unrestricted, unconditional primacy in creation to which all else in creation is ordered as to their end, not a relative primacy in a particular order, viz., as King of all the redeemed, but not of the Angels who had no need of redemption. The thomistic thesis involves a relative primacy: in the order of redemption, but not per se in the order of creation where the primacy of Christ is only per accidens in virtue of the fact that He comes primarily as redeemer, and not as Savior of all, even if not in need of redemption. From this (thomistic position) it follows the grace of angels and of Adam and Eve before the fall was only a grace of God, not of Christ.

I hope this helps.

In the Immaculate,
Fr. Peter

In Principio: Jesus Christ “in the beginning” [overview]

[This is an Overview: To see the full article visit Appendix: Christ the Beginning]

Today, on the feast of our Blessed, John Duns Scotus, I would like to begin a series of posts showing how the Prologue of St. John the Evangelist confirms, or better, reveals the doctrine of the absolute primacy of Christ. The posts will appear in both English and Italian and the study, which will look at the Scripture, the Church Fathers and Councils, and other Saints and theologians, will be engaging, to say the least. But our study will be for the sole purpose of knowing and loving more perfectly Christ our King and Lord. Let us start with an engaging overture to whet our appetite and then, in the future posts, we will explore the theme more deeply.

Jesus Christ: In the Beginning

After pardoning the woman caught in adultery, Jesus gives testimony to Himself that He is “the light of the world” (Jn 8:12).  He says “I am” (v.18, 28) and even goes on to say, “Before Abraham was, I am” (v.58).

In the middle of this discourse the Pharisees retort, “Who are you?” (v.25).  Our Lord’s response is profound and mysterious.  He replies, “The beginning, who also speak to you” (v.25—Duaey translation; in Latin: In principio: id quod et loquor vobis!).  To the modern ear it is certainly a strange response.  But to the Jewish ear it is a self-revelation that has no equal.  Just as “I am” to the Jews was a claim to be divine (cf. v.59; Mk 14:62-63; etc.) which, if any mere man were to say this, would be blasphemy; so too this marvellous self-revelation, [I am] “in the beginning”—Ego sum “in principio”.

Why?  Look at the first words of the Hebrew Scriptures.  In principio—“In the beginning God created heaven and earth” (Gen. 1:1).  Before we try to penetrate this astonishing self-revelation, it is worth noting that in Psalm 39:7-9, the Messias in speaking to the Father of His sacrifice and that He has come into the world to do God’s will, makes reference to the “head of the book”—“In the head of the book it is written of Me”.  (That this is Christ speaking there can be no doubt since the Holy Spirit confirms and clarifies this in Hebrews 10:5-10).  “The book” for the Jews is the Torah, and the head of that book or scroll begins with Genesis 1:1, “In the beginning…”  Moreover, according to St. Paul the Father says to the Son (Heb 1:8, 10): “Thou in the beginning, O Lord, didst found the earth, and the heavens are the work of Thy hands” (Ps 102:26).

St. Zeno writes, “What is meant by the Beginning, my beloved brothers, is undoubtedly Christ our Lord.”[1]

And St. Augustine, “The Beginning in which God made heaven and earth undoubtedly refers to the Son Himself”.[2]

Jesus Christ, the Word made flesh, is “in the beginning”.  It was of Jesus that Moses wrote—“For if you believed Moses you would believe Me also, for he wrote of Me” (Jn 5:46; cf. Lk 24:27).

Many, when confronted with statements by or about the Incarnate Word which indicate His existence prior to the Annunciation as God-Man immediately conclude that the Sacred Words refer to Christ’s divinity alone—viz. to His Divine Person as the eternal, uncreated Son of the Father.  But this is not always the case (Col 1:15-20 is an example of this).  With the simple distinction of Aristotle which Bl. John Duns Scotus underscores: what is first in intention is last in execution, we are able to understand that many of these passages found in Sacred Writ refer, in their proper perspective, not to the eternal Son per se, but to the eternal Son as Incarnate (before the Incarnation, references are to the Word Incarnate as foreseen and predestined; after the Incarnation in reference to the historical fact of the Son come in the flesh).

The problem, for many, seems to lie in that fact that they approach the Scriptures forgetful of the predestination of Christ’s Sacred Humanity to glory which precedes all creation or with the preconceived notion that the Incarnation is the consequence of man’s sin and his need for Redemption.  What we will see over and over again in the posts that follow is that Sacred Scripture reveals that Christ, the God-Man, existed in the divine decree before the creation of the universe.  He existed in the divine intention as the creative Masterpiece of the Most Holy Trinity—Summum opus Dei.[3]  God first willed that the Second Divine Person assume a created nature in order to communicate His divine glory most perfectly ad extra to a creature and in order to be perfectly glorified ad extra by the creature.

God first wills Christ, then He wills all things in and for Christ (1 Cor 3:23; Col 1:16-17).  This means that God’s first thought (first in terms of priority—primacy) and His first love directed outside Himself is fixed upon the Sacred Heart of Jesus who will know and love Him, the Triune God, perfectly ad extra.

Thus God exists—not “in the beginning”—but in Himself, outside of time.  “I am who am.” He is Three Divine Persons in One Divine Essence; God the Most Holy Trinity simply is and He always knows and loves Himself: He knows Himself perfectly in the eternal procession or generation of the Word; He loves Himself perfectly in the eternal spiration or conception of the Spirit.  And so when the Sacred Scripture speaks of “the beginning” it is not in reference to the timeless, eternal Godhead, but rather in reference to creation.  In God there is no beginning; rather, the beginning is precisely when God wills to create according to His design.  This is what St. Paul calls “the purpose of His will” and the “mystery” (Eph 1:8-10; 3:7-11; Col 1:26; etc.).  Once God decrees to create we have “the beginning”.

Christ claims to be that Beginning.  How can this be?  Simple.  Before God executes His plan, He wills His Masterpiece, Jesus Christ.  He sees Christ whom He predestines to glory before any other, and in Christ He predestines the Blessed Virgin Mary, His Mother, and in Jesus and Mary He predestines the whole heavenly court—all of the elect, both angels and men.  Then He begins the execution of His plan.

This perspective alone enables us to understand passages such as Proverbs 8:22-9:6 which the Fathers, the Liturgy and the Magisterium consistently see in reference to Christ, the Incarnate Word, and secondarily to His Mother who also is willed in the divine intention prior to the execution of His plan.  They exist first in mente Dei, then in the “fullness of time” (Gal 4:4) God’s purpose is realized.

It is worth noting that the Angels and Saints were also willed or predestined in that same decree prior to its execution as is clear from St. Paul (Eph 1:4-5, 11-12; Rm 8:29; 2 Tim 1:9-10).  Christ is “foreknown, indeed, before the foundation of the world, [and] He has been manifested in the last of times for your sakes” (1 Pt 1:19), and the elect are foreknown in Christ and will be created through Him, in Him and for Him.

Christ Jesus, then, is the Beginning.  God sees and loves Christ and creates the universe for Him.  In fact, all existence, all creatures are but a reflection of the beauty and perfection of Christ—rational creatures as images, the rest of creation as footprints or vestiges, as the Seraphic Doctor so clearly understood and taught.  And this is what is meant by exemplary causality—Christ is the Exemplar, the Supreme Model of all created being.  All that is true and good in the universe is first seen in Christ, “in the Beginning”, and then, like so many rays of the sun scattered throughout time and space, the rest of creation shines forth; the sun alone is the refulgent source and does not diminish its light or heat in giving off its brilliance and warmth to all.  Christ, the “true light” (Jn 1:9; cf. 8:12; 1:4-5) is Divine Truth and Beauty Incarnate; He is “full of grace and truth… and of His fullness we have all received, grace for grace” (Jn 1:14, 16).  Mary received the totality of His grace as His Immaculate Mother, and through Jesus and Mary we all receive “grace for grace”, especially the grace of adoption (cf. Gal 4:5; Rm 8:14-17; Eph 1:5-6).

Jesus Christ, the Incarnate Word, then, is the Beginning of all creation: “Thus says the Amen, the faithful and true Witness, who is the Beginning of the creation of God” (Apoc 3:14).

With that in mind, let us look at some of the key verses in Proverbs 8:22-9:6.  “I was set up from eternity… when He prepared the heavens, I was present… when He balanced the foundations of the earth, I was with Him forming all things, and was delighted every day, playing before Him at all times; playing in the world.  And My delights were to be with the children of men…”

Jesus, true God and true Man, was “set up from eternity” when God the Creator chose, in His love, to communicate Himself ad extra, viz. when in His love, He who is Love, chose to create the universe.

Jesus, the Incarnate Word, “was present” at the center of the divine decree when the Almighty God “prepared the heavens”.

The Word was made flesh—that Temple wherein perfect glory is offered to the Triune Godhead in creation, in which the angels and men are called to be “living stones” built upon Christ the Living Stone par excellence (cf. Eph 2:21-22; 4:11-16), that cornerstone “chosen and honored by God” (1 Pt 2:4-5)—“was with Him” in laying the “foundations of the earth” and, as exemplary, efficient and final cause (cf. Col 1:16-17) Christ “was with Him forming all things” since all was created in, through, and unto Christ.  Hence Jesus, although in terms of the execution of God’s purpose came “in the last of times” (Heb 1:2; 1 Pt 1:20), was there in the divine intentions as the Design and Model of all creation.

And so it is that God had Jesus—in the Beginning—playing before His divine gaze when He set His plan in motion and spoke those creative words, Fiat lux.  And Christ, as it were, “was delighted every day”, each of the six days of creation—all the universe was created for Him through no merit of His own, but out of the generosity pure and simple of the Creator who freely chose and predestined the Sacred Humanity of Christ to the maximum glory by way of the hypostatic union.  Thus Jesus “plays” in the world with joy and gratitude and finds His delights “to be with the children of men”, to be “Emmanuel”, to be the Son of Mary, to be the “Firstborn of many brethren” (Rm 8:29), to glorify God on earth (cf. Jn 17:4).
(Here is a roadmap which may be helpful as we go along…)

 


[1] St. Zeno, Sermones, i.2, tr.3 (PL 11,392).  “Principium, fratres dilectissimi, Dominus noster incunctanter est Christus”.

[2] St. Augustine, Sermo I, c.5, (PL 38, 26).  “Principium in quo fecit Deus coelum et terram, ipsum Filium incunctanter amplectitur”.

[3] Bl. John Duns Scotus, Opus Parisiense, Lib III, d.7, q.4 (ed. Balić) 13-15.